Dopo un lungo e non facile lavoro è finalmente uscito il volume "Nuovi canti della terra d'Abruzzo - I canti della tradizione popolare abruzzese attraverso nuove elaborazioni" a cura di Domenico di Virgilio e Luigi Di Tullio.
"Assieme alla ricostruzione delle ricerche etnomusicali in Abruzzo, nel volume sono così raccolte le trascrizioni del materiale registrato e le partiture dei brani rielaborati dai compositori. Nei due CD (presenti nel volume), l’esito più significativo dell’intero progetto con i brani tradizionali affiancati dalle rielaborazioni dei compositori
nelle esecuzioni dal vivo delle corali che, provenienti da diverse
regioni, hanno aderito al progetto, condividendone intenzioni ed
ambizioni".
Iniziativa editoriale promossa da Coro Polifonico Histonium Bernardino Lupacchino dal Vasto, Istituto Nazionale Tostiano e AELMA. In copertina, un bellissimo disegno dell'artista vastese Italo Iammarino realizzato nel 1990 per l'operetta Core mè. Pubblicazione (squi[libri] Editore).
21 brani della tradizione orale abruzzese, raccolti sul campo da Alan Lomax, Nicola Jobbi, Diego Carpitella, Domenico Di Virgilio e Carlo Di Silvestre, sono stati affidati a 17 compositori perché, rivisitandoli secondo la loro personale sensibilità artistica, ne ricavassero versioni per corali: questo il fine immediato di un progetto che, realizzato all'interno degli interventi predisposti dal MiBACT a 'Salvaguardia del patrimonio musicale di tradizione', aveva anche l'ambizione di rivisitare, e forse anche reinventare, il patrimonio musicale tradizionale orale al fine di non sacrificare i tratti più significativi, quelle istanze espressive che non hanno riscontro in altri ambiti musicali e meritano pertanto di essere trasmesse alle generazioni a venire come veri e propri "beni comuni". Assieme alla ricostruzione delle ricerche etnomusicali in Abruzzo, nel volume sono così raccolte le trascrizioni del materiale registrato e le partiture dei brani rielaborati dai compositori. Nei due CD l'esito più significativo dell'intero progetto con i brani tradizionali affiancati dalle rielaborazioni dei compositori nelle esecuzioni dal vivo delle corali che, provenienti da diverse regioni, hanno aderito al progetto, condividendone intenzioni ed ambizioni.  | (Domenico di Virgilio) |
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Etnomusicologo impegnato da anni con ricerche sul campo in Italia
centrale e in India Settentrionale con all'attivo numerose
pubblicazioni, fondatore e presidente di AELMA, Domenico Di Virgilio ha curato, per Squilibri, Musiche tradizionali in Abruzzo. Le registrazioni di Diego Carpitella in provincia di Chieti (1970)
Direttore artistico del Coro Polifonico Histonium, Luigi Di Tullio ha curato la pubblicazione dell’Opera Omnia di
Bernardino Lupacchino dal Vasto e la successiva trasposizione
discografica in collaborazione con undici cori italiani. E' direttore
artistico anche della Rassegna Musicale “Bernardino Lupacchino dal Vasto”.
dalla PREFAZIONE di Luigi Di Tullio La coralità come riscoperta delle nostre radiciQuesto progetto parte da molto lontano.
Nasce tra i discorsi improvvisati di amici appassionati di Canto,
Musica e Tradizioni, dal desiderio di far aderire al reale qualcosa che sembra
scomparire di giorno in giorno, con la consapevolezza che il tempo porta via,
in maniera inesorabile, brandelli di quotidianità, memoria e cultura. Nasce dal confronto tra persone che condividono forti passioni per la
Musica e l’Umanità: Musica al servizio delle importanti tappe della vita
dell’uomo, e della impellente consapevolezza di fare qualcosa per poter
salvarne un “pezzo” di memoria.
Esiste da sempre, soprattutto nella mente e nelle intenzioni di chi
crede nella possibilità di legare tra loro mondi lontani, come il trasportare
con una macchina del tempo qualcuno o qualcosa e catapultarlo molti decenni
dopo. Dovrà essere gioco forza un adattamento alla nuova realtà, che porterà
in dono qualcosa di incomparabile, che permetterà di far rivivere un mondo
che altrimenti sarebbe scomparso del tutto. L’arte permette tutto questo e
noi abbiamo scelto in particolare lo strumento coro per darle vita.
Lo abbiamo scelto perché è con esso che operiamo tutti i giorni, condividendo
progetti ed iniziative, ed è in questo straordinario ambiente umano, sociale
e musicale che sono maturate convinzioni e idee che poi hanno portato alla
realizzazione di tale progetto. Chi si occupa di coralità amatoriale non può esimersi dal cimentarsi,
prima o poi, con il repertorio popolare, spessissimo confondendolo con
folk o altro ancora. Già nell’Associazione Cori d’Abruzzo (A.R.C.A.)
da molto tempo era attivo un acceso dibattito su questo tema: dai tempi di
Pasquale Colangelo, presidente dal 1987 al 2003, ricordo discussioni
infinite con amici direttori di coro su modi, metodi, finalità, stili,
obiettivi della e sulla musica popolare.
Allora, come oggi, le domande erano sempre le stesse: quali brani
scegliere, e soprattutto quali elaborazioni usare? E se scriverli, come scriverli?
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L’idea è già stata perseguita e
concretizzata, in modi diversi ma simili, in varie regioni d Italia1.
Di solito è l’editore che coinvolge un compositore, invitandolo a scrivere a
progetto, magari anche su un “canto dato”. Noi abbiamo puntato a qualcosa di
diverso. Ci interessava fornire la “lezione originale” per poter aver meno
barriere e filtri al momento dell'approccio da parte del compositore e tentare di far partire il progetto di rielaborazione per più voci dal suono diretto che ci arriva ancora oggi attraverso le registrazioni sul campo di Alan Lomax (anni ’50), Nicola Jobbi (anni 60), Diego Carpitella (anni 70), Domenico Di Virgilio e Carlo Di Silvestre (anni ’80 e 90) e a questo proposito, il saggio di Domenico Di Virgilio presente in questo volume è illuminante. Siamo partiti quindi dalla fonte “primaria”, frutto di ricerca. Scrive Scattolin nel suo saggio in questo volume, in riferimento anche a Giorgio Vacchi: “si deve riconoscere, per quanto riguarda sia 1'elaborazione della melodia popolare sia la vocalità, che l’approccio alla cultura popolare si fonda esclusivamente sulla ricerca e sullo studio delle fonti”. Ricerca quindi dell’origine, dell’originalità, della peculiarità2.
Chi
si occupa dello studio dei
dialetti oggi affronta da subito alcuni problemi. Le modalità di
scrittura
e di trasmissione del messaggio spesso diventano difficili se non
contestualizzate e non unite ad uno strumento idoneo di decodifica del
messaggio stesso. Il testo scritto può essere oggi, forse più che una
volta,
di difficile comprensione e di altrettanto difficile riproduzione se
non si
possiede il codice per interpretarlo. Come renderlo fruibile?
La musica e la danza sono state
spesso “compagne” preferite nelle tradizioni popolari e, come tali, un tempo
(ma forse anche oggi, seppur in maniera diversa) accompagnavano i momenti più
importanti della vita. Oggi sembra non sia più così, ma una parte di memoria
nel profondo è rimasta, e forse basta avere le chiavi giuste per accedervi.
La musica può diventare cosi uno straordinario e potentissimo amplificatore,
ma anche un traduttore sensibile di emozioni latenti, nascoste, e che
aspettano solo di essere risvegliate. Il canto, in quanto musica, resta
ancora oggi una delle modalità preferite per esprimere sentimenti profondi.
Se poi il canto è comunitario assume anche oneri e doveri che vanno molto al
di là dell’atteggiamento puramente musicale, assolvendo a compiti di
socializzazione, aggregazione e trasmissione di cultura. Chi comincia a
cantare in un coro difficilmente smetterà. Forse cambierà, cercherà nuovi
stimoli, ma non potrà più fare a meno di vivere la “condizione coro”.
Chi conosce la coralità sa che essa rappresenta da sempre uno
straordinario modo di fare “musica d’insieme”, e unitamente alle bande,
rappresenta un fattore culturale imprescindibile in Italia.
II coro è l’organismo musicale
molto spesso più vicino al vissuto: è attraverso il coro che la musica spesso
arriva anche ad ascoltatori poco avvezzi a frequentare sale da concerto,
diventando uno strumento unico e un canale privilegiato di comunicazione da
e per la Musica. E la responsabilità che si assume dunque il coro è grande,
consapevolmente oppure no, la verità è questa. [...] Conoscere la coralità
oggi significa entrare in contatto con un mondo musicale ricchissimo di
spunti, propositivo, dinamico, soprattutto radicato sul e nel territorio, in
tutte le sue sfumature possibili. Rimando al sito della Federazione Nazionale
Italiana Associazioni Regionali Corali (Fe.N.I.A.R.Co) per rendersi conto
della diffusione del canto corale in Italia, delle sue stratificazioni e
della sua importanza: l'internauta potrà poi navigare con pochi clic e
approdare a siti italiani ed esteri di cori di ottimo livello, con
un’attività che non può più assolutamente dirsi amatoriale. La qualità
musicale che alcuni cori esprimono, la capacità di gestirsi e di trovare
concerti, di promuoversi e di creare eventi è notevole. Se parliamo di
numeri, l’insieme dei cori produce concerti come nessuna istituzione in
Italia! La maggior parte di essi tuttavia vive una continua riproposizione di
repertori e stili, volti ad imitare le compagini più famose, e abbandonando e
dimenticando ciò che potrebbe renderli unici: le proprie radici4.
Il “ricercare” quindi, e di
continuo, le basi della propria cultura e in particolar modo gli elementi che
possono caratterizzare questa o quella compagine corale. A tutto tondo
ovviamente: l’entità coro si occupa di musica vocale tout court, e la
ricerca delle sue peculiarità passa attraverso la conoscenza della
storia, della cultura e delle tradizioni del luogo in cui opera. La
formidabile capacità di aggregazione della coralità (sarebbe del resto un
controsenso: chi canta in un coro sa, o dovrebbe rendersi conto,
dell’importanza di termini quali “unione, condivisione, rispetto dei ruoli”)
ha prodotto spesso risultati molto interessanti5 che sono andati
al di là della “semplice” edizione critica delle opere di un autore.
La scelta di dedicarsi alla
riscoperta di un autore del passato della propria città o regione, oppure di
un compositore “in essere” con il quale condividere un percorso compositivo-esecutivo,
o altresì, come in questo progetto, alla valorizzazione del patrimonio
musicale-popolare della propria regione può essere molto caratterizzante e
stimolante: il coro affronta brani e autori mai eseguiti, con il conseguente
approccio di ricerca sul nuovo a livello esecutivo, vocale, di prassi
esecutiva, aspetti decisamente migliorativi per il suo percorso artistico;
il territorio, altresì, vede valorizzato qualcosa di dimenticato la cui
riscoperta spesso aiuta a delineare meglio i suoi contorni culturali più
generali, mettendo in evidenza il fondamentale contributo della musica.
E ciò che prova a fare il Progetto
Nuovi Canti della Terra d’Abruzzo.

Compositori abruzzesi e non,
giovani e meno giovani, si sono lasciati coinvolgere, lavorando e fornendo
composizioni molto interessanti, diversissime per stile, capacità, lavoro
tecnico. Ci siamo anche subito accorti che il progetto non poteva essere
esaustivo, e che non avrebbe mai potuto considerarsi conclusivo, ma ci ha
oltremodo convinti che esso invece avrebbe rappresentato l’inizio di un vero
e proprio work in progress. Uno degli obiettivi principali era quello
di avvicinare il più possibile compositori e cori al canto popolare
abruzzese, e i ventuno brani presenti in questo volume e nei due compact
disc allegati hanno coinvolto all’incirca cinquecento persone. I nomi dei
compositori e dei cori possono essere letti nell’indice, e ciò che balza agli
occhi è l’assoluta diffusione nazionale di un progetto che era partito quasi
riservato al solo Abruzzo. Ciò a significare, ancora una volta, come l’attenzione
alla cultura popolare, cioè a ciò che in parte siamo, se pur latente, è
pronta a recepire stimoli progettuali come questo. Basta una “chiamata” per
rispondere, sollecitati e affascinati da quei suoni che sembrano arrivare
direttamente dal “nostro io profondo”. E come riconoscersi, come dire,
“finalmente a casa”. Non ha importanza se ciò che si ascolta è abruzzese
mentre chi ascolta no: scattano meccanismi fruitivi e di identificazione molto
forti che sollecitano interesse e passione, e nel nostro caso, elaborazioni
da parte dei compositori e interesse a cantare da parte dei cori.
Come giustamente osserva Marco
Della Sciucca nel suo saggio, il risultato è stato poliedrico e immagine di
ciò che avviene oggi in Abruzzo e in Italia. Nel fornire le “linee guida”, la
Commissione Artistica ha lasciato aperti i campi dell’espressività per
diversi motivi: riservare l’approccio a questo tipo di materiale solo a
“specialisti esclusivi” del settore avrebbe sicuramente allontanato giovani
compositori e cori di giovani cantori dal Progetto. Uno degli scopi del bando
del Mibact invece era “incentivare l’interesse dei giovani e della
collettività per la produzione musicale non professionistica [...] del
patrimonio musicale tradizionale nazionale [...] e offerta di nuove
composizioni”.
Il risultato è stato un
caleidoscopio di possibilità compositive e tutti i brani hanno affrontato processi
diversi di approccio al testo e all’audio “di tradizione”6. (Prefazione di Luigi Di Tullio: Nuovi canti della terra d'Abruzzo) _______________________________ Note:
1 Lungo sarebbe fare l’elenco degli
studi specifici a livello regionale. Potrebbe valere come inizio
dell'indagine la collana Voci e Tradizioni di Fe.N.I.A R Co, Federazione
Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali, con volumi dedicati
alla Toscana (2008) a cura di Paolo Bón, Alessandro Buggiani e Claudio
Malcapi; Friuli-Venezia-Giulia (2009) a cura di Roberto Frisano; Piemonte
(2012) a cura di Ettore Galvani e Alessandro Ruo Rui, dove si possono trovare
anche utilissime indicazioni bibliografiche; vane iniziative a cura di singole
associazioni, tra cui il Molise, vedi VINCENZO LOMBARDI In
(re)viva voce. Strategie e processi di valorizzazione delle tradizioni
musicali, Roma, Squilibri, 2017, a cui il progetto Nuovi Canti della
Terra d Abruzzo deve molto. Ma non possiamo non citare tutto il lavoro
di Giorgio Vacchi (1932-2008) in Emilia-Romagna.
2 Due progetti sono meritevoli di essere ricordati, almeno per la
vicinanza alla coralità. Nel 1996 Vecchio Mulino Produzioni pubblicò, con i1 patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali II Canto
Corale, una raccolta di compact disc dove comparivano molti cori
di diverse regioni con incisioni di musica sacra, folcloristica e popolare.
Anche l’Abruzzo fu rappresentato grazie all'Associazione Regionale Cori d
Abruzzo (A.R.C.A.) e al suo infaticabile presidente Pasquale Colangelo che
fecero da tramite: una vera e propria "fotografia sonora” della realtà corale
abruzzese di quegli anni e che presentava, seppur in minima parte, qualche
esempio di elaborazione di canti di tradizione. Nel 2002 la Rivista
Abruzzese pubblicò di EMILIANO GlANCRISTOFARO, Canti Popolari Abruzzesi,
con un saggio di Ernesto Giammarco e due CD allegati, Lanciano, Quaderni
n° 42, fondamentale per chi volesse oggi leggere ma soprattutto ascoltare
brani raccolti direttamente sul territorio.
3 In questo progetto non abbiamo, volutamente e per ora, affrontato il
problema della diversità dei vari dialetti in Abruzzo, che avrebbe inglobato
anche considerazioni molto profonde sull’interpretazione: un ulteriore stimolo
a proseguire.
4 Luigi Di Tullio, La coralità come ricerca. Il Futuro musicale come
riscoperta delle proprie Radici, in www.musabruzzo.it/it/270/la-coralita-come-ricerca_-il-fururo-musicale-come-riscoperca-delle-proprie-radici.
5 II progetto
discografico per la riscoperta del musicista Bernardino Lupacchino dal Vasto,
a cura del Coro Polifonico Histonium a lui intitolato, ha portato ben undici
cori di tutta Italia nel 2010 a incidere tutta l’opera sacra di questo autore
abruzzese, maestro di cappella in S. Giovanni in Laterano tra Orlando di
Lasso e Giovanni Pierluigi da Palestrina; la stessa formula ha portato
qualche anno dopo ad incidere le messe del bolognese Camillo Cortellini,
progetto promosso dal Coro Euridice di Bologna ed incisa dalla Tactus.
Vedi anche LUIGI DI Tullio (a cura di), Bernardino Carnefresca detto il
Lupaccbino dal Vasto. Opera Omnia, voi. I e II, Le Messe, parte I e II,
Milano, Edizioni Suvini Zerboni, 2000-2003.
6 Per un ascolto di "ricerca”, si può visionare e
ascoltare, tra gli altri, l’importante archivio dell’Accademia di Santa
Cecilia, http://bibliomediateca.santacecilia.it/bibliomediateca/, selezionando
poi “etnomusicologia”.
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Pubblicato da Mercurio Saraceni
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