giovedì 4 marzo 2021

Nuovi canti della Terra d'Abruzzo

(Copertina)



 



 Nuovi canti della Terra d'Abruzzo.

 I canti della tradizione popolare abruzzese   attraverso nuove elaborazioni

 a cura di

 Domenico Di Virgilio

 Luigi Di Tullio


Dopo un lungo e non facile lavoro è finalmente uscito il volume "Nuovi canti della terra d'Abruzzo - I canti della tradizione popolare abruzzese attraverso nuove elaborazioni" a cura di Domenico di Virgilio e Luigi Di Tullio

"Assieme alla ricostruzione delle ricerche etnomusicali in Abruzzo, nel volume sono così raccolte le trascrizioni del materiale registrato e le partiture dei brani rielaborati dai compositori. Nei due CD (presenti nel volume), l’esito più significativo dell’intero progetto con i brani tradizionali affiancati dalle rielaborazioni dei compositori nelle esecuzioni dal vivo delle corali che, provenienti da diverse regioni, hanno aderito al progetto, condividendone intenzioni ed ambizioni".

Iniziativa editoriale promossa da Coro Polifonico Histonium Bernardino Lupacchino dal Vasto, Istituto Nazionale Tostiano e AELMA. In copertina, un bellissimo disegno dell'artista vastese Italo Iammarino realizzato nel 1990 per l'operetta Core mè. Pubblicazione (squi[libri] Editore).

21 brani della tradizione orale abruzzese, raccolti sul campo da Alan Lomax, Nicola Jobbi, Diego Carpitella, Domenico Di Virgilio e Carlo Di Silvestre, sono stati affidati a 17 compositori perché, rivisitandoli secondo la loro personale sensibilità artistica, ne ricavassero versioni per corali: questo il fine immediato di un progetto che, realizzato all'interno degli interventi predisposti dal MiBACT a 'Salvaguardia del patrimonio musicale di tradizione', aveva anche l'ambizione di rivisitare, e forse anche reinventare, il patrimonio musicale tradizionale orale al fine di non sacrificare i tratti più significativi, quelle istanze espressive che non hanno riscontro in altri ambiti musicali e meritano pertanto di essere trasmesse alle generazioni a venire come veri e propri "beni comuni".

Assieme alla ricostruzione delle ricerche etnomusicali in Abruzzo, nel volume sono così raccolte le trascrizioni del materiale registrato e le partiture dei brani rielaborati dai compositori. Nei due CD l'esito più significativo dell'intero progetto con i brani tradizionali affiancati dalle rielaborazioni dei compositori nelle esecuzioni dal vivo delle corali che, provenienti da diverse regioni, hanno aderito al progetto, condividendone intenzioni ed ambizioni. 

(Domenico di Virgilio)


 

 

 

Etnomusicologo impegnato da anni con ricerche sul campo in Italia centrale e in India Settentrionale con all'attivo numerose pubblicazioni, fondatore e presidente di AELMA,  Domenico Di Virgilio ha curato, per Squilibri, Musiche tradizionali in Abruzzo. Le registrazioni di Diego Carpitella in provincia di Chieti (1970)



(Luigi Di Tullio)



Direttore artistico del Coro Polifonico Histonium, Luigi Di Tullio ha curato la pubblicazione dell’Opera Omnia di Bernardino Lupacchino dal Vasto e la successiva trasposizione discografica in collaborazione con undici cori italiani. E' direttore artistico anche della Rassegna Musicale “Bernardino Lupacchino dal Vasto”.



dalla PREFAZIONE

di Luigi Di Tullio

La coralità come riscoperta delle nostre radici

Questo progetto parte da molto lontano.

Nasce tra i discorsi improvvisati di amici appassionati di Canto, Musica e Tradizioni, dal desiderio di far aderire al reale qualcosa che sembra scomparire di giorno in giorno, con la consapevolezza che il tempo porta via, in maniera inesorabile, brandelli di quotidianità, memoria e cultura.

Nasce dal confronto tra persone che condividono forti passioni per la Musica e l’Umanità: Musica al servizio delle importanti tappe della vita dell’uomo, e della impellente consapevolezza di fare qualcosa per poter salvarne un “pezzo” di memoria.

Esiste da sempre, soprattutto nella mente e nelle intenzioni di chi crede nella possibilità di legare tra loro mondi lontani, come il trasportare con una macchina del tempo qualcuno o qualcosa e cata­pultarlo molti decenni dopo. Dovrà essere gioco forza un adattamento alla nuova realtà, che porte­rà in dono qualcosa di incomparabile, che permetterà di far rivivere un mondo che altrimenti sa­rebbe scomparso del tutto. L’arte permette tutto questo e noi abbiamo scelto in particolare lo stru­mento coro per darle vita. Lo abbiamo scelto perché è con esso che operiamo tutti i giorni, condi­videndo progetti ed iniziative, ed è in questo straordinario ambiente umano, sociale e musicale che sono maturate convinzioni e idee che poi hanno portato alla realizzazione di tale progetto.

Chi si occupa di coralità amatoriale non può esimersi dal cimentarsi, prima o poi, con il repertorio popolare, spessissimo confondendolo con folk o altro ancora. Già nell’Associazione Cori d’Abruzzo (A.R.C.A.) da molto tempo era attivo un acceso dibattito su questo tema: dai tempi di Pasquale Colangelo, presidente dal 1987 al 2003, ricordo discussioni infinite con amici direttori di coro su mo­di, metodi, finalità, stili, obiettivi della e sulla musica popolare.

Allora, come oggi, le domande erano sempre le stesse: quali brani scegliere, e soprattutto quali ela­borazioni usare? E se scriverli, come scriverli?



L’idea è già stata perseguita e concretizzata, in modi diversi ma simili, in varie regioni d Italia1. Di so­lito è l’editore che coinvolge un compositore, invitandolo a scrivere a progetto, magari anche su un “canto dato”. Noi abbiamo puntato a qualcosa di diverso. Ci interessava fornire la “lezione origina­le” per poter aver meno barriere e filtri al momento dell'approccio da parte del compositore e tentare di far partire il progetto di rielaborazione per più voci dal suono diretto che ci arriva ancora og­gi attraverso le registrazioni sul campo di Alan Lomax (anni ’50), Nicola Jobbi (anni 60), Diego Carpitella (anni 70), Domenico Di Virgilio e Carlo Di Silvestre (anni ’80 e 90) e a questo proposito, il saggio di Domenico Di Virgilio presente in questo volume è illuminante. Siamo partiti quindi dalla fonte “primaria”, frutto di ricerca. Scrive Scattolin nel suo saggio in questo volume, in riferimento anche a Giorgio Vacchi: “si deve riconoscere, per quanto riguarda sia 1'elaborazione della melodia po­polare sia la vocalità, che l’approccio alla cultura popolare si fonda esclusivamente sulla ricerca e sul­lo studio delle fonti”. Ricerca quindi dell’origine, dell’originalità, della peculiarità2.

Chi si occupa dello studio dei dialetti oggi affronta da subito alcuni problemi. Le modalità di scrit­tura e di trasmissione del messaggio spesso diventano difficili se non contestualizzate e non unite ad uno strumento idoneo di decodifica del messaggio stesso. Il testo scritto può essere oggi, forse più che una volta, di difficile comprensione e di altrettanto difficile riproduzione se non si possiede il codice per interpretarlo. Come renderlo fruibile?

La musica e la danza sono state spesso “compagne” preferite nelle tradizioni popolari e, come tali, un tempo (ma forse anche oggi, seppur in maniera diversa) accompagnavano i momenti più importanti della vita. Oggi sembra non sia più così, ma una parte di memoria nel profondo è rimasta, e forse ba­sta avere le chiavi giuste per accedervi. La musica può diventare cosi uno straordinario e potentissimo amplificatore, ma anche un traduttore sensibile di emozioni latenti, nascoste, e che aspettano solo di essere risvegliate. Il canto, in quanto musica, resta ancora oggi una delle modalità preferite per espri­mere sentimenti profondi. Se poi il canto è comunitario assume anche oneri e doveri che vanno mol­to al di là dell’atteggiamento puramente musicale, assolvendo a compiti di socializzazione, aggregazio­ne e trasmissione di cultura. Chi comincia a cantare in un coro difficilmente smetterà. Forse cambie­rà, cercherà nuovi stimoli, ma non potrà più fare a meno di vivere la “condizione coro”.

Chi conosce la coralità sa che essa rappresenta da sempre uno straordinario modo di fare “musica d’insieme”, e unitamente alle bande, rappresenta un fattore culturale imprescindibile in Italia.

II coro è l’organismo musicale molto spesso più vicino al vissuto: è attraverso il coro che la musica spes­so arriva anche ad ascoltatori poco avvezzi a frequentare sale da concerto, diventando uno strumento uni­co e un canale privilegiato di comunicazione da e per la Musica. E la responsabilità che si assume dun­que il coro è grande, consapevolmente oppure no, la verità è questa. [...] Conoscere la coralità oggi si­gnifica entrare in contatto con un mondo musicale ricchissimo di spunti, propositivo, dinamico, soprat­tutto radicato sul e nel territorio, in tutte le sue sfumature possibili. Rimando al sito della Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali (Fe.N.I.A.R.Co) per rendersi conto della diffusione del canto corale in Italia, delle sue stratificazioni e della sua importanza: l'internauta potrà poi navigare con pochi clic e approdare a siti italiani ed esteri di cori di ottimo livello, con un’attività che non può più as­solutamente dirsi amatoriale. La qualità musicale che alcuni cori esprimono, la capacità di gestirsi e di trovare concerti, di promuoversi e di creare eventi è notevole. Se parliamo di numeri, l’insieme dei cori produce concerti come nessuna istituzione in Italia! La maggior parte di essi tuttavia vive una continua riproposizione di repertori e stili, volti ad imitare le compagini più famose, e abbandonando e dimenti­cando ciò che potrebbe renderli unici: le proprie radici4.

Il “ricercare” quindi, e di continuo, le basi della propria cultura e in particolar modo gli elementi che possono caratterizzare questa o quella compagine corale. A tutto tondo ovviamente: l’entità co­ro si occupa di musica vocale tout court, e la ricerca delle sue peculiarità passa attraverso la cono­scenza della storia, della cultura e delle tradizioni del luogo in cui opera. La formidabile capacità di aggregazione della coralità (sarebbe del resto un controsenso: chi canta in un coro sa, o dovrebbe rendersi conto, dell’importanza di termini quali “unione, condivisione, rispetto dei ruoli”) ha pro­dotto spesso risultati molto interessanti5 che sono andati al di là della “semplice” edizione critica del­le opere di un autore.

La scelta di dedicarsi alla riscoperta di un autore del passato della propria città o regione, oppure di un compositore “in essere” con il quale condividere un percorso compositivo-esecutivo, o altresì, co­me in questo progetto, alla valorizzazione del patrimonio musicale-popolare della propria regione può essere molto caratterizzante e stimolante: il coro affronta brani e autori mai eseguiti, con il con­seguente approccio di ricerca sul nuovo a livello esecutivo, vocale, di prassi esecutiva, aspetti deci­samente migliorativi per il suo percorso artistico; il territorio, altresì, vede valorizzato qualcosa di di­menticato la cui riscoperta spesso aiuta a delineare meglio i suoi contorni culturali più generali, met­tendo in evidenza il fondamentale contributo della musica.

E ciò che prova a fare il Progetto Nuovi Canti della Terra d’Abruzzo.


 

Compositori abruzzesi e non, giovani e meno giovani, si sono lasciati coinvolgere, lavorando e for­nendo composizioni molto interessanti, diversissime per stile, capacità, lavoro tecnico. Ci siamo an­che subito accorti che il progetto non poteva essere esaustivo, e che non avrebbe mai potuto consi­derarsi conclusivo, ma ci ha oltremodo convinti che esso invece avrebbe rappresentato l’inizio di un vero e proprio work in progress. Uno degli obiettivi principali era quello di avvicinare il più possibile compositori e cori al canto popolare abruzzese, e i ventuno brani presenti in questo volume e nei due compact disc allegati hanno coinvolto all’incirca cinquecento persone. I nomi dei compositori e dei cori possono essere letti nell’indice, e ciò che balza agli occhi è l’assoluta diffusione nazionale di un progetto che era partito quasi riservato al solo Abruzzo. Ciò a significare, ancora una volta, come l’at­tenzione alla cultura popolare, cioè a ciò che in parte siamo, se pur latente, è pronta a recepire sti­moli progettuali come questo. Basta una “chiamata” per rispondere, sollecitati e affascinati da quei suoni che sembrano arrivare direttamente dal “nostro io profondo”. E come riconoscersi, come dire, “finalmente a casa”. Non ha importanza se ciò che si ascolta è abruzzese mentre chi ascolta no: scat­tano meccanismi fruitivi e di identificazione molto forti che sollecitano interesse e passione, e nel no­stro caso, elaborazioni da parte dei compositori e interesse a cantare da parte dei cori.

Come giustamente osserva Marco Della Sciucca nel suo saggio, il risultato è stato poliedrico e im­magine di ciò che avviene oggi in Abruzzo e in Italia. Nel fornire le “linee guida”, la Commissione Artistica ha lasciato aperti i campi dell’espressività per diversi motivi: riservare l’approccio a questo tipo di materiale solo a “specialisti esclusivi” del settore avrebbe sicuramente allontanato giovani compositori e cori di giovani cantori dal Progetto. Uno degli scopi del bando del Mibact invece era “incentivare l’interesse dei giovani e della collettività per la produzione musicale non professionisti­ca [...] del patrimonio musicale tradizionale nazionale [...] e offerta di nuove composizioni”.

Il risultato è stato un caleidoscopio di possibilità compositive e tutti i brani hanno affrontato pro­cessi diversi di approccio al testo e all’audio “di tradizione”6.  

(Prefazione di Luigi Di Tullio: Nuovi canti della terra d'Abruzzo)

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Note:

1 Lungo sarebbe fare l’elenco degli studi specifici a livello regionale. Potrebbe valere come inizio dell'indagine la collana Voci e Tradi­zioni di Fe.N.I.A R Co, Federazione Nazionale Italiana Associazioni Regionali Corali, con volumi dedicati alla Toscana (2008) a cura di Paolo Bón, Alessandro Buggiani e Claudio Malcapi; Friuli-Venezia-Giulia (2009) a cura di Roberto Frisano; Piemonte (2012) a cura di Ettore Galvani e Alessandro Ruo Rui, dove si possono trovare anche utilissime indicazioni bibliografiche; vane iniziative a cura di singole associazioni, tra cui il Molise, vedi VINCENZO LOMBARDI In (re)viva voce. Strategie e processi di valorizzazione delle tra­dizioni musicali, Roma, Squilibri, 2017, a cui il progetto Nuovi Canti della Terra d Abruzzo deve molto. Ma non possiamo non citare tutto il lavoro di Giorgio Vacchi (1932-2008) in Emilia-Romagna.

2 Due progetti sono meritevoli di essere ricordati, almeno per la vicinanza alla coralità. Nel 1996 Vecchio Mulino Produzioni pubblicò, con i1 patrocinio del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali II Canto Corale, una raccolta di compact disc dove compari­vano molti cori di diverse regioni con incisioni di musica sacra, folcloristica e popolare. Anche l’Abruzzo fu rappresentato grazie all'Associazione Regionale Cori d Abruzzo (A.R.C.A.) e al suo infaticabile presidente Pasquale Colangelo che fecero da tramite: una vera e propria "fotografia sonora” della realtà corale abruzzese di quegli anni e che presentava, seppur in minima parte, qualche esem­pio di elaborazione di canti di tradizione. Nel 2002 la Rivista Abruzzese pubblicò di EMILIANO GlANCRISTOFARO, Canti Popolari Abruzzesi, con un saggio di Ernesto Giammarco e due CD allegati, Lanciano, Quaderni n° 42, fondamentale per chi volesse oggi leg­gere ma soprattutto ascoltare brani raccolti direttamente sul territorio.

3 In questo progetto non abbiamo, volutamente e per ora, affrontato il problema della diversità dei vari dialetti in Abruzzo, che avreb­be inglobato anche considerazioni molto profonde sull’interpretazione: un ulteriore stimolo a proseguire.

4 Luigi Di Tullio, La coralità come ricerca. Il Futuro musicale come riscoperta delle proprie Radici, in www.musabruzzo.it/it/270/la-coralita-come-ricerca_-il-fururo-musicale-come-riscoperca-delle-proprie-radici.

II progetto discografico per la riscoperta del musicista Bernardino Lupacchino dal Vasto, a cura del Coro Polifonico Histonium a lui intitolato, ha portato ben undici cori di tutta Italia nel 2010 a incidere tutta l’opera sacra di questo autore abruzzese, maestro di cappella in S. Giovanni in Laterano tra Orlando di Lasso e Giovanni Pierluigi da Palestrina; la stessa formula ha portato qualche an­no dopo ad incidere le messe del bolognese Camillo Cortellini, progetto promosso dal Coro Euridice di Bologna ed incisa dalla Tactus. Vedi anche LUIGI DI Tullio (a cura di), Bernardino Carnefresca detto il Lupaccbino dal Vasto. Opera Omnia, voi. I e II, Le Messe, parte I e II, Milano, Edizioni Suvini Zerboni, 2000-2003.

6 Per un ascolto di "ricerca”, si può visionare e ascoltare, tra gli altri, l’importante archivio dell’Accademia di Santa Cecilia, http://bibliomediateca.santacecilia.it/bibliomediateca/, selezionando poi “etnomusicologia”.


Pubblicato da Mercurio Saraceni







Enrico Trivelli conte del Vasto. "Un poeta al patibolo."

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