sabato 30 gennaio 2021

CRONACA VASTESE
















CRONACA VASTESE

di Mercurio Saraceni

Il compito di questo blog è quello di promuovere i libri che sono attualmente presenti o che man mano arricchiranno gli scaffali della nostra piccola (per ora) ma preziosa "Biblioteca vastese". Una biblioteca che cresce ogni giorno di più, grazie alle tante persone che generosamente donano o mettono a disposizione in comodato d'uso gratuito i loro libri per aiutarci nella divulgazione e nella conoscenza della cultura della nostra città e del nostro territorio. Ogni giorno, riceviamo preziose sorprese. Ultimamente ci stanno pervenendo testi datati e di vecchia stampa che, seppur non rari, sono per noi di indubbio valore storico e che, nei casi specifici, metteremo a disposizione dei lettori solo in formato digitale. Ad oggi, tra libri in scaffale e testi scansionati ed in formato digitale, abbiamo superato i 350  titoli. Un risultato niente male, per la nostra biblioteca, visto la sua recente istituzione.

Questa nostra prima presentazione la vogliamo dedicare ad una piccola pubblicazione del 1897 (cm. 15,8 x cm. 10,3). In terza di copertina si legge: “Finito di stampare nel giorno XXV del MDCCCXCVII”. Il titolo: "CRONACA VASTESE" - (ANNI 1576-1577) edito dalla Società Editrice Anelli & Manzitti – 1897. Un libricino di 38 pagine comprese le quattro di copertina, in cui Luigi Anelli seleziona, annota e pubblica alcune descrizioni della nostra città fatte da Fra Serafino Razzi, allora Priore del Convento di S. Domenico in Vasto, tra il 1576 ed il 1577. Fra Serafino Razzi, frate domenicano, partì da Perugia, per ordine dei suoi superiori, il 12 luglio 1574 alla volta della nostra regione e vi restò per ben 3 anni, girando e predicando in lungo e in largo per le contrade della regione. In questi suoi lunghi ed infaticabili viaggi, egli annotò, in modo dettagliato nel suo “I viaggi adriatici”, tutto ciò che incontrava nel suo cammino: città, paesi, numero dei “fuochi”, usi, costumi, detti del popolo, opere d’arte, antiche iscrizioni. La puntigliosa meticolosità e precisione con cui descrive i luoghi  e gli itinerari abruzzesi da lui percorsi, ha permesso di ricostruire l’immagine autentica di un Abruzzo a noi ormai lontano.

Di seguito, riportiamo un passo pubblicato in questo libricino di Luigi Anelli, dove Fra Serafino Razzi descrive momenti particolari di operosa vita quotidiana ed, al tempo stesso, uno spaccato economico della nostra città:



“L’istesso p. di 7:mbre arrivò nella spiaggia di Vasto una nave Napolitana che havea recato il sale a Francavilla, e salutando la terra con un grosso pezzo d’artiglieria fe risonare a molte miglia la marina. Dicesi che deve caricare grano dei nobili mercanti, Spinola e Fortino, e che ne porta 450 carra.

Quegli stessi giorni si caricò da questa istessa spiaggia del Vasto una nave di vino per Corfù da M. Domenico Nibio Genovese, (1) la quale portava 600 botti, che a vederli distese per ordine sopra del litto, come vidi io una sera, reca meraviglia, e pare cosa incredibile, che in un legno tale, oltre a tante cose che vi sono, possa capire cotante botti, e pure vi capirono di 7 in otto some l’una.

Stettero poi che tratti furona dalla nave alquanti di sopra del litto con buon numero di bottai a restringerle, et acconciarle. E come piene erano, se il mare tranquillo, havendole bene con pece turate, ne legavano 4 o 6 per battello, e così per mare le tiravano alla nave, dove giunte per forza d’argano erano alzate suso, e collocate nei luoghi loro per fila, et una sopra l’altra, in più oltre sotto coperta. Ma quand’era maretta si portavano dette botti alla nave dentro a gli schifi e battelli. E sono le venute di somìglianti navi di molto guadagno, non solamente ai mercanti che le caricano, ma eziandio a tutta la Terra recano utile. Imperocchè i poveri ci guadagno in careggiare, e portare, e grano, e vino dalla terra al litto del mare, circa mezzo miglio lontano. E i barcaruoli a portare dal litto alla nave. E i ricchi parimenti ci guadambiano vendendo i loro grani a i fornai per fare la panatica, overo la mesata, cioè la provvisione della nave per un mese. Onde quando non ci è la prattica del mare per sospetto di peste, ci corrono pochi guadagni, né trovano dove smaltire l’abbondanza dei frutti loro”. (2)


Disponibile in formato digitale: PDF, ebook.

Per chi è interessato a ricevere il testo, fare richiesta tramite e-mail a: prolocovasto@gmail.com

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(1) L’ultimo palazzo dell’attuale strada Barbarotta, che è oggi proprietà del Sig. Francesco Cardone, fu fabbricato da questo Domenico Nibio nel secolo XVI; e Donna Lavinia della Rovere, vedova di Alfonso d’Avalos, IV Marchese del Vasto, l’abitò nel 1593 (Nota di Luigi Anelli).

(2) Questo passo di cronaca attesta come fino da quel tempo fosse abbondante di prodotti la nostra terra; e che le esportazioni di vino e di grano fatte allora su larga scala, erano fonte di vitalità e di ricchezza per la città nostra, giacché offrivano modo di guadagno a varie classi di cittadini (Nota di Luigi Anelli).


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